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venerdì 28 marzo 2008

Il Museo della Civiltà Contadina "Angelo Marsiano" assume per la città di Niscemi una dimensione meritoria non solo dal punto di vista del recupero del materiale antico, ma anche, e soprattutto, perché rivitalizza e dà spessore culturale al territorio.

Ciò che dà senso alla promozione di questa iniziativa è l'esigenza di preservare e di conoscere il nostro passato per comprendere il nostro presente; è la ricerca della nostra identità che chiama forte a sé il periodo della "cultura dell'aratro a chiodo", sia per tentare di capire ciò che è stato, sia per evitare di farlo cadere nell'oblio e sia anche per sottrarlo alla distruzione.

Un museo è, dunque, il luogo privilegiato dove si attua una ibernazione dei "cocci" di un modus vivendi ormai superato, ma non rinnegabile, che può essere "ri-vissuto" e "ri-visitato" attraverso delle "monete preziose", scampate all'indifferenza ed all'estinzione, ma non alla "legge del tempo" che le ha portate "fuori corso".

Un museo è un "cimitero vivente", un luogo dove il tempo si è fermato, una "camera oscura" che conserva i resti di una civiltà, quella contadina, a noi non lontana. E' l'ambiente dove la vetustà diventa attualità e dove l'oggetto innesca la scintilla che provoca il ricordo di proustiana memoria.

Quello di Niscemi non è un Museo qualsiasi: è il nostro museo.

In esso trovano posto a pieno titolo gli oggetti appartenuti ai nostri padri, ai nostri nonni ed ai padri dei nostri nonni.

Una visita dovrebbe destare curiosità nei giovani e rappresentare lo spunto per parlare, anche con piglio scherzoso, di materiali che non sono più attuali e che costituiscono, appunto, "oggetti da museo". Negli anziani ciò potrebbe rappresentare un "ritorno", intriso di nostalgia, al mondo che li ha visti protagonisti inconsapevoli di tanta attenzione.

Una visita al museo, infine, potrebbe indurci a scrutare meglio le pagliuzze d'oro in questo nostro mondo di piombo.

Il Lions Club di Niscemi

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